androgino

allo svanire d’una voce
tornano regioni dove approdano
navi mai partite con equipaggi di nebbie

questi larghi voli
torneranno ai profili delle sere
riflessi nell’antica Roma di acque

la montagna sacra franata d’ombre
respira ancora
gli echi delle nostre domande

io siedo dove il grande rettile
per milioni di anni s’illuminò
di questi astri
ormai girati all’orizzonte

le metamorfosi dei miei attori
mimano la vita credendo di possederla

Elena apre i petali della bellezza
suo unico talento
al gran mercante di risate

è inutile tentare un varco
alla sua sfinge
non saprai mai se sia
il ragno o la sua mosca

chi mai sciolse l’enigma
era un lontano Edipo che distrusse
i suoi miti
penetrando sua madre e i propri occhi

io siedo al crocevia del tempo
spietato dono per il nostro limite

la spirale in fuga della grande nube
è passata lasciandosi già inciso
il numero supremo della conoscenza

volgo il compasso nel punto
della mia storia dove venni
al tuo incontro
novizio d’un maestro crudele

sono tornato dove i demoni
corrotti dalla mia sete
costruiscono i crogioli iconici
dell’alchimia dell’androgino

l’androgino ha la nostra fronte dilemma
il tuo lampo caldo di medea
il lampo freddo della mia scure vichinga

ha labbraferite
per mefistofele e l’arcangelo

il collo cariatide delle mutazioni

ha i tuoi seni di mercurio
i miei di marinaio delle stelle

ha mani rebus intrigo di spazi

ha il tuo culo di gioia irrispettabile
che spiega i paradossi
della gravitazione oscillante

ha vene di fili d’organo
corde tese per Amadeus

piedidanza che ghermiscono
prede senza radici