una voce ritma il bisogno
di allentarci note di sole
(com’è ambigua l’abitudine al trànsfert)
è l’ora del mio fiume che si porta
la mia vuota conchiglia rovesciata
nel tramonto
danzando su una banda dixilend
mi piace seguire
i funerali d’acqua di questo guscio
fermarmi dove le mani del delta
si dividono negli occhi curiosi
dei ponti
toccandomi senza più corazza
la pellemidollo eruttata della terra
per antiche astuzie le trecce di maria
si sciolgono per il solitario predone
che ha orgasmi solo
su una fuga di Bach
e seni acerbi sbocciano
tra le gengive
della sua falsa malinconia
per antiche astuzie si recitarono
vecchi valzer di gesti
per antiche astuzie
il mimo maestro dell’evocazione
il viso butterato dalle api del sogno
si levò sulla tavola dei commensali
per sbalordirsi
con un Amleto di silenzi
e toccò il segno e il fondo
fuggendo a fine cena
con l’Ofelia di turno
per antiche astuzie qualcuno tirò un filo
della mia concava ombra
con la malizia dell’innocenza che sa
la sua condizione di dio
navigavo un veliero di ali chiare
incantate
a un impossibile naufragio
gli occhitopazio mi amavano crudeli
come la giovinezza
“la tua dannazione è un timone
che befferà ogni tempesta
sarebbe facile darti
il silenzio dell’immemoria”
“ma la mia mente potrebbe
deflagrare
in una nebula abisso
e non sapresti mai i miei segreti”
“io la spio da un milione
di milioni di anni
ma baro la tua imprevedibilità
con i dadi truccati
della tua vanità infinita”
“chi sei che chiudi la mia forza
in un anello?…ricordo
ora ricordo dove intesi il primo
tuo ansito di fiera che gonfiava
il mio sonno
il violino
che con mille ditapiume d’uccello
saliva alla mia disperazione
di dover uccidere il fiore
il suono acuto che mi proponeva
il pas de deux dell’incognita
ma se ti chiedo come allora
le chiavi dell’universo
la tua danza
si spezzerà in corde mute
non puoi più propormi gli alambicchi
supremi delle trasmigrazioni
abusandoci ai sogni
le trasmigrazioni oltre il possibile
tempo
sono silenzi sfolgoranti
i silenzi per l’angelo azzurro
note supreme d’un flauto
su accordi monocromi
i silenzi per il pube di Elena
esorcizzato da generazioni di eroi
distrutti dall’idiozia di esserlo
per le bianche cosce d’Angelica
e i sacri culi delle vestali
per la presbite innocenza di Giulietta
per Ofelia plagiata dalla morte
minuetti di falli impotenti
in guaine d’oro
il lusso dei tuoi piedi di puledra
selvaggia
che tira dietro
sciami di alani schizofrenici
la mia chimera si rinasce
in vite dissipate di arcangeli
caduti nell’impossibile
la notte segnale di valenze ambigue
fissa le maschere nel nodo
scolpito da alluvioni di violenze