seconda parte

IX

abitata da ali
s’ombra di nidi flautoverdi querce
questa casa sui fianchi d’orizzonti
che si elidono i boschi su nell’alta
linea-abbaglio del mare

farfalle d’oro in notti di letargo
attraversano il sonno
scoprendo il cuore a smarrimenti alieni

poi trasalendo annidate nel fragrante pube
di primavera le ali nere vanno
a prepararci il sole
che matura i silenzi dell’inverno

she is the brettiest of creatures
e la più amara cicuta che apre i semi
di morte tra l’orgia dei doni verdi

quante costellazioni d’estrèma arroganza
vorrebbero lavarmi dalle stagioni
del luminoso unicorno
deformando la nota acuta

l’ultima cométa ha fulgori su tempi-orbite
di millenni al ritorno
ma almeno questa zingara
di neve e polvere di sole
è un’esca per riprenderci i sogni

abitata da ali

le ali buie degli angeli del Requiem
si aprirono attraversando gli occhi-lapislazzuli
fascinati da quell’eclisse

in vibrazione al passaggio si incupirono
le voci d’ogni radice in attesa

quando le piume nere toccarono l’invisibile
s’aprì il diaframma

X

i petali d’oro epifanìa dell’altro
non s’aprono per incommensurabili tempi
ma ad ogni diàstole d’innocenza

che però essendo la più grande acquisizione
è rara come una cantata di Bach
o il levare in reminore
del cappaseicentoventisei

la notte del suo avvènto
il sublime signore di sette costellazioni
volle quel requiem per adunare
tutte le voci di tènebra e di luce
dagli inizi del nostro tempo

il grande disincarnato materiò in sottili
lame-neutrini attraversandomi e invadendomi
e fui maestro e alunno
in scissura e unità totali

XI

devo esserti dentro possedendoti
perché il midollo non si liquefi alla forza
di chi manifestandosi
traverserà la mente e la sua forma
ma le risposte sono nel tuo seme

attesi l’amen del delirio
dissoluzione-vita e attonimenti
ma seguendo il suo senso
l’universo bevendomi fluiva

lux perpettua…

fuga del kirie le galassie espanse
quarzi sintropici eruttanti
dall’uovo d’una nova fecondata
nelle trame anni luce d’una nebula
dies irae…

ire e passioni di Jahvè
buone lezioni per la pubertà di popoli
eletti al privilegio dell’arca

Adamo in foia dell’io vomitato dall’Eden
appena impastato a propria immagine

divorato dal fuoco e sale di Gomorra
sputato sul Sinai del diluvio

Jahvè fiata sul collo del suo Giobbe
cavia di scommesse con l’ombra

ma ha illuminato più la cetra di David
e un verso del Cantico dei Cantici
di mille geremiadi e profeti
inutili alla nostra scienza di vivere

solvet saeculum in favilla…
…confutatis maledictis…

siete visuti all’ombra di ricatti
implorando entità solo arroganti
con diritto a sterminio
o indulgenze comprate dalle mani
orobenedicenti

la genesi l’antico e nuovo testo
il rituale e il simbolo
metafore perfette dell’andare

e il potere è un gran giogo come porta
dall’infanzia alla luce

ma l’illuminazione  sarà solo
affrancarsi dal Dio non imputandogli
nulla del nostro iter

lascerai il buio dell’amniotico
vita ancora in osmosi liberando
l’ombelico con il taglio di “coscienza”

ne absorbeat eas Tartarus
ne cadant in obscurum……….

ma Domine secondo la tua legge
dov’è finito lo stupore-orrore
di questo fiume di bimbi che attraversano
ora il fiume del mio sangue come un giorno
i cammini di Dachau

in quale stella di opulenza accogli
le gole ottuse da violenza
lame ghiaccio nei visceri di fame

marinai senza nome ciglia erose
da puttane e gabbiani
che attendono sulle scogliere mai silenti
il canto delle loro balene
ancora felici in oceani che macerano
galeoni di lussuria e scorie d’anima
e atlantidi di guerre

si capovolgono clessidre di misteri

stimmate autoimpresse sui corpi per orgasmi
di fede se fossero tatuaggi leggeremmo
una deforme storia
di abolizione d’identità dell’uomo

su quale mare di perfidi eterni sorrisi
ora danza questo stuolo di sante
in estasi perenne di deviati erotismi

e dove le mai celebrate madri che sottraggono
ogni giorno all’inferno i loro figli?

Salomè perversa come solo le vergini
sta baciando ancora il suo Jokanaan
in spasmi raggrumati di sangue

quale storia aberrante mi ha reclusa!

Jokanaan aveva occhi d’asceta
collo di gladiatore e cupezze profetiche
inesorabili come mestrui femminei
nelle mani che battezzarono il suo messia

mani della mia stessa ribellione
alla ricerca però d’un altro dio
che contenesse la mia essenza

ho reciso la sua testa che voleva
il figlio dio d’un padre dio

ho ripudiato il mio ruolo di eva
di mia madre regina e delle storie
che udivo di maddalene e di marie

fui l’eretica né vergine né martire
né peccatrice ma la madre d’ogni strega
contro le chiese e i loro falli

vedi scendermi dietro a testimone
da questa nuova scala di Giacobbe
la via lattea di chi nacque donna

hanno stimmate di vita
sui ventri squarciati per donarla
e occhi di stelle offesi dal potere

de morte transire ad vitam…

altro potere ed altra compassione
ha questo tulku fanciullo imprigionato
maestro fu tre vite del gran Lama

la sosta dal nirvana è tra i massacri
nel suo Tibet di alti monasteri sgretolati

sono muto nel tempo del tuono che dilania
invisibile tra l’arrogante apparenza
fermo dove si dissipano accelerazioni esauste
povero in opulenze erette sulla sabbia
solo negli anni anonimi della folla

odo lievitare le foreste come i pensieri
di ogni mente reincarnata e le meteore
erratiche che le attraversano nel maturare
lungo degli uragani galattici

seguo i sismografi irruenti delle mutazioni
nelle glorie irrilevanti

e ora attendo che si compia il tempo

sed signifer sanctus Michael
repraesentet eas in lucem sanctam…

quomodo cecidisti de coelo Lucifer?
tu sei l’alètheia e il mio solo referente

questa fiaba deboscia che fa principe
della forza più oscura chi è la luce
è dell’infanzia d’una specie
costruita sui simboli

hai mai pensato alla stortura cosmica
d’un infinito male ed un Mefisto
in perenne ed ottusa entropica dialettica?

uno strabilio d’intelligenza in tenebra

il paradosso estremo è solo posto
nella vertigine dell’uomo
genio e abuso estremo

la mia storia stranisce da millenni
risibili coriandoli di esegèti
mentre l’Arcangelo e Mammona
sono solo in quel dio che siete voi

se solo aveste un ette della conoscenza
di questo mèntore che vi viaggia dentro
navighereste l’universo in energia pura
scorporati a velocità-pensiero

nella tua dimensione v’è una traccia
di questa forza e del prodigio che ci vive
in quell’arte misterica e suprema
di musica e poesia

la mente è queste note di Wolfgang
la matematica del nostro Albert
la bava nelle fauci di entità animali
le leggi di sopruso e di violenza

è Faust il più estremo in insipienza
mito corrivo che baratta un’alchimia immortale
con un’oncia di regno

sono stato il re Maja U-ba-Kauil
mammona il distruttore dei suoi codici
Diego de Landa in nome del suo Cristo
come la forza oscura che oggi sgozza
sciami d’infanzia per deformi metafisiche

sono stato Lao-Tsu e il figlio di Sukia
l’arcobaleno-vocali di Rimbaud e la maieutica
dell’ateniese l’unico a sapere
di non sapere e l’umbratile ebrezza
di chi cerca
antifona allo zero
fascinazione ultima di menti estreme

sono tutela ed energia suprema
di questo lato di galassia
dove altri innumeri mondi si divergono
in labirinti di stelle

solo per i tuoi occhi ho questo corpo ambiguo
d’assoluta purezza ermafrodita
sibilla dei tuoi amori

hai tutti i volti che amai e lo splendore
d’un amante invisibile
acerba nei tempi di smeraldo

hai i volti dei papi del potere
crudeli perché idioti
vanità ch’è lo sterile piegare al sé
il giudizio di mercenari del sortilegio

hai tutti i volti dei miei fratelli astrali

in un abbaglio lontano vedo galassie in amore
che si contrano generando embrioni di stelle

anche in natura come dice  il Tao
non v’è creatura che non sia io
non v’è creatura che non sia l’altro

le intelligenze di quei mondi
lasciarono soli spenti per orizzonti dilatati
in anni luce entità più sottili d’un tuo ciglio
onnipotenti ma
immersi nel gioco d’un’eterna babele
perché lo “splendido artificio”
come vedeva Borges rinnovi le sue trame

ma non è forse eternità l’ignorare il poi?

la fuga del “cum-sanctis” si esaurisce
come la notte
a viatico di questo sabba

se volevi risposte di sapienza
sono nelle tue mani entelechìa di sogni